una mano lava l'altra

mercoledì 19 agosto 2009

Gruppo Strumentale di Ateneo GSA Università degli Studi dell’Aquila, appello per la musica e la cultura

Riporto l'appello del gruppo strumentale d'ateneo. Leggete attentamente e diffondete!

Cari amici,
sono l’ing. Francesco M. Iaconis, Professore Ordinario presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila.
Sono Presidente del Gruppo Strumentale di Ateneo, che è una libera associazione “non profit” facente parte della stessa Università e che è nata presso la Facoltà di Ingegneria nell’Anno Accademico 1996-97 con il fine di diffondere presso la popolazione universitaria la conoscenza della musica in maniera il più possibile attiva e partecipativa.

Esso è costituito essenzialmente da allievi ed ex allievi della Università degli Studi dell’Aquila, da allievi di Conservatorio, da amanti della musica, che si dilettano a suonare uno strumento, da giovani talenti e da artisti già affermati.

Sin dalla sua fondazione il Gruppo Strumentale di Ateneo ha organizzato con cadenza annuale una stagione di concerti: “I Mercoledì musicali della Facoltà di Ingegneria”, tenuti, sino all’Anno Accademico 2007-08, presso la Sala del Consiglio di Facoltà della Facoltà di Ingegneria.
Dallo scorso Anno Accademico era stata iniziata la tredicesima stagione di concerti: “I Giovedì musicali di Ateneo”, tenuti, sino alla data del drammatico sisma, in pieno centro storico de l’Aquila, nell’Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia in Palazzo Camponeschi, prestigioso palazzo risalente al XV Secolo.

Nei tredici anni della sua vita il Gruppo Strumentale di Ateneo ha organizzato 67 concerti di Musica da Camera e 56 Concerti tenuti dalla sua Compagine Orchestrale, a cui hanno partecipato i giovani associati ed artisti già affermati, offrendo soprattutto a molti giovani talenti l’occasione di cimentarsi su una prestigiosa ribalta.

Come si può immaginare, il terremoto del 6 aprile, insieme a tutta la Città de L’Aquila, ha colpito con estrema durezza anche il Gruppo Strumentale di Ateneo, il quale ha perso tutto (le sale delle prove e dei concerti, i beni strumentali necessari al suo funzionamento, parte della strumentazione, ogni supporto logistico e la sede dell’Associazione).

Tuttavia, nonostante l’immane tragedia, il Gruppo Strumentale di Ateneo è ancora in piedi.

Infatti, per onorare gli impegni culturali contratti in data antecedente al sisma, a costo di inenarrabili sacrifici, pellegrinando tra le varie tendopoli per poter eseguire le prove d’orchestra, con tenacia ed abnegazione, è riuscito a tenere il 23 maggio 2009 presso il Circolo Montecitorio della Camera dei Deputati in Roma il già programmato Concerto (promuovendo in quella occasione anche una raccolta di fondi per la ricostruzione de L’Aquila in collaborazione con l’A.I.F.O.) e, successivamente, il 19 giugno, sull’onda del successo ottenuto e su invito di alcuni generosi musicisti, un altro Concerto presso il Teatro di Marcello in Roma.

Il Gruppo Strumentale di Ateneo è ancora in piedi, ma non ha più nulla.
Gli è rimasta solo una smisurata voglia di continuare a fare cultura e di continuare a suonare.

Il Gruppo Strumentale di Ateneo è ancora in piedi, ma fino a quando?

Data la sua natura di libera Associazione a carattere volontaristico il Gruppo Strumentale di Ateneo non godeva di finanziamenti pubblici, né aveva accesso a contributi di enti locali per le manifestazioni culturali proprie.
Tutto era affidato alla sensibilità ed alla generosità dei fedeli spettatori, amanti della musica, di alcuni sponsors e di coloro che invitavano il Gruppo Strumentale di Ateneo a tenere dei Concerti.

Ora tutto ciò non esiste più.

Il Gruppo Strumentale di Ateneo, nonostante abbia dimostrato sul campo, con i suoi 123 Concerti, di meritare di continuare a vivere, deve dunque morire?

La sua smisurata voglia di continuare a suonare dovrà dunque andare dispersa?

Chi riterrà che l’impegno culturale di questi ultimi 13 anni sia stato, in qualche modo degno di apprezzamento e che il patrimonio artistico accumulato non meriti vada disperso, lasciando morire il Gruppo Strumentale di Ateneo dell’Università dell’Aquila, ascolti questo accorato appello.

Il Gruppo Strumentale di Ateneo non chiede nessun sostegno economico diretto, ma soltanto la possibilità di continuare a suonare, eseguendo ancora il repertorio, che ha decretato il suo innegabile successo, con i suoi musicisti e la loro gran voglia di tornare a fare musica, in Abruzzo e per l’Abruzzo, nel territorio aquilano, ma anche il qualunque altro luogo in cui esso possa tenere i suoi Concerti di Solidarietà.

Chi riterrà di potergli e di dovergli dare un aiuto potrà invitare il Gruppo Strumentale di Ateneo a tenere dei Concerti di Solidarietà nelle proprie sedi oppure lo potrà coinvolgere nelle manifestazioni culturali localmente patrocinate (festival, eventi musicali e non) con la certezza che la sua bella musica, il suo repertorio, i suoi musicisti, forti del prestigio guadagnato in tredici anni di Concerti e di iniziative culturali, potranno significativamente contribuire alla loro riuscita.

La e.mail del Gruppo Strumentale di Ateneo è : gsa.univaq@virgilio.it
I cellulari a cui far riferimento sono :
347 – 33.05.683
328 – 27.12.044

Un grazie a tutti con le più vive cordialità

L’Aquila, 5 agosto 2009

Francesco M. Iaconis

sabato 1 agosto 2009

Forse ci vado!

Aquilani in cammino - Trekking costiero dal Tronto al Trigno / L'Aquila earthquake victims on the road - 133 km of coast trekking in Abruzzo

Il vizio di camminare non lo abbiamo perso mai! In mancanza di tutte le salite e discese della nostra città e delle montagne che la circondano, vogliamo proporre una camminata collettiva lungo l'Adriatico, che attraversi l'Abruzzo dal confine settentrionale con le Marche a quello meridionale con il Molise.
L'invito a camminare insieme è rivolto a tutti (Aquilani e non) e assolutamente aperto. Ognuno è libero di aderire alla passeggiata nei modi che più gli sono congeniali: che sia per tutta la sua lunghezza e durata, per una singola tappa o anche soltanto per pochi metri.
Si tratta sì di un evento sportivo (e in parte anche turistico), ma non vogliamo certo fare mistero del valore simbolico che lo accompagna. Intraprendere questa marcia può essere un'occasione di incontro e di dialogo, un'occasione per non perdere le buone abitudini, come quella delle escursioni e del contatto con la natura, per elaborare attraverso l'esercizio fisico il lutto e il dramma dello sradicamento, per appropriarsi spiritualmente di un territorio in cui molti di noi si trovano a vivere in un costante stato di sospensione e incertezza, ed è anche un'occasione per i non Aquilani di manifestare la propria solidarietà unendosi al cammino. E soprattutto la nostra speranza è che questa passeggiata sia preludio ad un prossimo ritorno all'Aquila...

Il luogo deputato a fungere da sentiero sarà, dove possibile, la battigia (bagnasciuga), spazio pubblico e libero per antonomasia. La marcia (a meno di imprevisti) partirà il 19 agosto dalla sponda sud del fiume Tronto e si concluderà il 24 agosto sulla sponda nord del fiume Trigno, per un totale di circa 133 km, articolati nelle seguenti tappe:

- 19 agosto: Martinsicuro - Cologna Spiaggia, 20 km;

- 20 agosto: Cologna Spiaggia - Silvi Marina, 24 km;

- 21 agosto: Silvi Marina - Francavilla, 23 km;

- 22 agosto: Francavilla - Fossacesia Marina, 28 km;

- 23 agosto: Fossacesia Marina - Lido di Casalbordino, 15 km;

- 24 agosto: Lido di Casalbordino - San Salvo Marina 23 km.

Le tappe non sono eccessivamente lunghe, e non saranno affrontate nelle ore più calde della giornata, ma su per giù in fasce orarie comprese fra le 6 e le 11.30 di mattina e fra le 16 e le 20 di sera. Tuttavia sarà necessario un minimo di resistenza, non solo fisica, ma anche mentale, visto che l'impegno e lo sforzo saranno costanti e aggravati dal carico dello zaino, e data l'assenza di giornate di riposo e la brevità di momenti di recupero. Si consiglia di munirsi di molta acqua.

È sottinteso che sarà responsabilità di ciascuno provvedere a sé stesso per quanto riguarda vitto e alloggio.

Ci auguriamo che l'iniziativa possa coinvolgere il più alto numero di persone e invitiamo tutti a diffonderla (tramite facebook o altri mezzi).

A presto!




Per ulteriori informazioni / For further information:

Valerio Congeduti

valeriocongeduti@alice.it

3480335512

martedì 28 luglio 2009

Pezzi di merda. Dio vi chiederà conto, e sarà pianto e stridore di denti



Ecco cosa succede negli stati che applicano la legge islamica, la maledetta sharia. Questo è un filmato della repressione che avviene in Iran, dove una nazione giovane sta tentando di ribellarsi.

domenica 12 luglio 2009

Sito americano incita all'odio contro la gente di Okinawa e al genocidio

Ho pubblicato su giapponegiappone.it un articolo che oltre a ricordare brevemente il genocidio di Okinawa durante la seconda guerra mondiale, segnala una pagina di myspace scritta da un soldato americano che incita all'odio razzista e al genocidio. Ecco l'articolo e il link alla suddetta pagina:

Sito americano incita all'odio contro la gente di Okinawa e al genocidio
Domenica 12 Luglio 2009 15:36 Lorenzo Petroncini


Il genocidio di Okinawa é una delle pagine più drammatiche della seconda guerra mondiale. In questo splendido arcipelago la pacifica popolazione locale fu vittima di entrambi gli eserciti, americano e giapponese: fu quest'ultimo infatti a inculcare nella mente dei locali che gli americani fossero dei barbari, e che da priogionieri sarebbero stati comunque torturati e uccisi, per cui era più onorevole un suicidio per non umiliare l'imperatore.

L'isola è rimasta per anni staccata dal Giappone e sotto il controllo degli americani, fino al 1972. Ancora oggi il 19% del territorio è occupato da basi militari americane, e lo sarà ancora a lungo, almeno finchè la Corea del Nord continuerà a fare test missilistici e a sviluppare tecnologie nucleari. Conscia di ciò la popolazione di Okinawa, notoriamente calma e pacifica, cerca di sopportare i soldati americani che da anni sono autori impuniti di stupri, rapine, omici e violenze di ogni genere.

Nonostante il boom turistico di Okinawa nei primi anni di questo decennio, che ha fatto conoscere questo stupendo arcipelago in tutto il mondo, sembra che i soldati americani non ancora apprezzino le bellezze locali. Anzi.

Tra le pagine di MySpace ce n'è una che si chiama "Okinawa Genocide": non è una pagina ad interesse storico, ma una pagina redatta da un militare statunitense che esordisce in questo modo:

"Se ti trovi ad Okinawa, e la odi, se sei stanco di guidare a 24km/h ovunque... se vai da Jusco o in qualsiasi altro negozio e ti vengono i nervi a sentire il banjo di Okinawa....se colpisci bambini ogni volta che entri in un family mart... se ti fa schifo la soba... unisciti a noi"

Poco più in basso c'è la discussione "perchè odi okinawa?". La pagina sembra che non inciti esplicitamente alla violenza contro i locali, ma basta il terribile nome del sito per chiarire che si tratta di un sito razzista, xenofobo e violento.

Finchè ci saranno persone come queste nel mondo, la pace e la tolleranza saranno sempre più difficili. E la Storia, quella del Genocidio, quella delle 120.000 vittime civili su una popolazione di 450.000 e dei 66.000 militari giapponesi su 70.000, e dei 12.000 soldati americani morti su 180.000, sembra che anche questa volta non abbia insegnato niente.


Ai posteri l'ardua sentenza...

lunedì 25 maggio 2009

Ecco come votare...

...alla circoscrizione di Castellamare (che va dal fiume fino a Montesilvano colli esclusi)...

...e al comune di Pescara

mi raccomando la scheda rosa!

mercoledì 20 maggio 2009

Mi candido alla circoscrizione Castellamare di Pescara con IdV-Di Pietro!!!


Ragazzi è ufficiale, mi candido!
Molti amici e conoscenti mi hanno chiesto il perchè. Il primo motivo è la simpatia e la stima che ho nei riguardi di Antonio Di Pietro dai tempi del liceo: una persona onesta, che ha rivelato e condannato da pm molte tipiche magagne italiane, dimettendosi dalla magistratura quando una persona da lui indagata lo ha accusato a sua volta, mostrando un esemplare rifiuto del conflitto di interessi. Secondo motivo, da mio padre ho ricevuto la passione per la politica, per la giustizia, per un cristianesimo attivo e non bigotto. Terzo, da studente di ingegneria sono estremamente favorevole ad uno sviluppo basato su tecnologie pulite, eco compatibili, etiche: la strada delle energie rinnovabili va in questa direzione, e se un giorno sarò un politico che conta, questo sarà il mio primo obiettivo, lo sviluppo basato sulle energie non-oil. Quarto, la proposta di candidarmi mi è stata fatta dal consigliere regionale dell'IdV Camillo Sulpizio, che ringrazio; è un amico di mio padre, si sono conosciuti -purtroppo- nel reparto di cardiologia come pazienti un anno fa.
Su facebook ho creato un gruppo di sostegno alla mia candidatura. Io appoggio inoltre come consigliere comunale Adelchi Sulpizio, avvocato e amico di mamma, figlio di Camillo. Grazie a lui ho avuto materiale elettorale, guida e sostegno.
Nella mia circoscrizione si candida come presidente della coalizione di centro-sinistra sempre con l'IdV Lea Del Greco, che anche qui ringrazio per l'aiuto.
Sulla scheda rosa barrate il simbolo dell'IdV e scrivete accanto al simbolo il mio cognome, PATRONCINI ! A presto foto esplicative. Ciauuuuu!

domenica 12 aprile 2009

Dopo il terremoto a L'Aquila: sono sopravvissuto.

Questo l'ho scritto di getto su una panchina sulla strada parco domenica 12 aprile, a sei giorni dal terremoto.

A Pescara mi sembra di camminare sulla superficialità fatta cemento e asfalto. Non dappertutto ovviamente, solo in alcune parti della città, quale per esempio esemplare il centro della città. Questo consumismo di cui avevo già parlato quasi mi nausea, l’apparire “show for show sake” riempie i miei occhi che hanno visto qualcosa che li ha riempiti e li terrà satolli per il tempo necessario. Esemplare anche il fatto che per una settimana non ho ascoltato musica di mia spontanea volontà; solo ieri ho ripreso in mano l’i-pod e mtv, che quasi come in una pregie ascoltata mia ha riservato un bel quartetto di favorites. Tiziano mi dice che la mia vita non passerà, e Carmen dice di non essere per niente stanca. In quanto a musica portami in cielo nel piazzale della scuola allievi ufficiali della guardia di finanza mi è bastato: ma poiché non c’è limite alla voglia umana avrei gradito la presenza di Andrea a supportare questo miserere pieno di speranza.

Ho pensato: e il futuro? Non mi preoccupa l’organizzazione di esami e tesi, né il fatto di dover cambiare probabilmente sede universitaria l’anno prossimo; è che per un attimo non ho visto scopi reali, e anche l’intenso pensare sulle possibilità della mia relazione con Melissa è svanito. Ho sentito poco l’ambientale alla messa del mercoledì santo di Eusebio al catechumenion, ,ma dopo ieri una parola è tornata. Tutto passa, gli affetti , le cose , le persone , i progetti , la vita; e ora vicino a me c’è un ragazzo ben vestito, carino, su una bici, che si è fermato a parlare per quello che può con un signore: lui non può parlare quasi per niente, sembrano tutti suoni lamentosi, ma capisce benissimo, e si aiuta con i gesti; io la parola ce l’ho ancora, ma non posso affidarmi ad essa come ad un’ancora infinita, poiché anche la batteria di questo f3jp si esaurirà. Solo l’amore resta.

Andrea è sopravvissuto alla casa dello studente, e meno male, perché mi ha spezzato la parola del profeta: anche se i monti vacillassero – e hanno vacillato alla grande – la mia promessa è eterna, e tu non finirai, perché l’amore supera tutte le barriere dell’esistenza. E ieri dopo sei giorni di pensiero costante rivolto al terremoto e un mini attacco di panico a letto, non ho pensato per un paio d’ore a tutto questo. Sia ben inteso, io non voglio dimenticare niente: non ho visto morti, non sono uscito in modo fortunoso e miracoloso dalle macerie, i miei parenti e amici sono incolumi, tranne un amico conoscente di ingegneria, la casa mia è distrutta, ma non è di mia proprietà; insomma volendo sono il meno colpito di tutta la faccenda. Eppure non c’è più casa leonardis, il cuore della nostra vita universitaria, di mille uscite , di mille avventure andate male con ragazze e donne più o meno disponibili, di ubriacature, di ore passate a parlare degli amici che ci sono o che ti tradiscono, di Cristo, allenamento e cene pantagrueliche a base di tonno, pane e prosciutto che si taglia, e poi tantissima musica, e tanto studio di notte per recuperare i giorni passati a non fare niente. Come sono attaccato alle affettività!

Quello che più ti resta dentro è la sofferenza che leggi negli occhi delle persone, e la consapevolezza che li capisci, almeno in parte, più di tutto il resto d’Italia, perché là tu c’eri, anche tu sei stato svegliato dal rumore basso e assordante del tremore, e poi il letto che si muove e camminare a piedi nudi sui calcinacci, la porte che non si vuole aprire perché tutto è deformato, tutti i tuoi oggetti per terra che non noti neanche perché la tua preoccupazione è una giacca, gli occhiali e il portatile, e solo dopo è necessari infilarsi i pantaloni, cosa importa uscire in mutande? Non aiuta molto la consapevolezza di aver salvato un gruppo di persone chiuse nel proprio condominio, intrappolate e in panico reale, né l’aver aiutato per otto ore impiedi senza calze nelle scarpe la polizia a deviare il traffico e far entrare agevolmente le colonne di soccorsi. La sera stessa c’è stata una voglia forte, mia e di Manuel, di tornare a l’aquila: come stare a casa, sicuri, nel letto, sapendo che lì c’è ancora moltissimo da fare, da scavare, da recuperare, da consolare, da organizzare, da salutare e vedere e dire “sono contento che tu sia vivo”.

Eppure Cristo è risorto, e ci viene a donare la vita eterna già da questa vita terrena, insieme a persecuzione e croce. La mia croce è la mia storia, il non avere un obiettivo. Credo a questo punto che questa croce dovrò tenermela ben stretta, perché è evidente: è la mia scala di giacobbe. E il tatuaggio sulla mano, il mio nome inciso sulle palme delle sue mani, che farà in modo che non si scordi mai di me, e io di lui, è scritto e inciso con il ferro di un chiodo.

domenica 5 aprile 2009

Villeneuve vs Arnoux: GP F1 Francia (Digione) 1979


Uno dei duelli migliori della f1: traiettorie che sfidano le leggi fisiche, controllo del pilota oltre l'umano, turbo e aspirato che combattono ad armi pari grazie alla maestria dei due... fantastico.

sabato 4 aprile 2009

Trema terra treemaaaaa...

O aquilani, vi sembra di aver sentito un altro terremoto, ma forse ormai è la vostra immaginazione? Dopo il terremoto di grado 4° richter volete sapere qual'è stata la potenza sprigionata dall'ultimo sussultorio??? Ecco il link facile facile che fa per voi. Se in generale volete saperne di più e in modo rigoroso e scientifico consultate il sito dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia . Inoltre ho inserito un simpatico tool html sulla sinistra che riporta l'attuale prezzo del petrolio scambiato in borsa, con i report dell'ultimo mese-quadrimestre-anno/i. Se ci cliccate sopra inoltre nel sito troverete una sezione dedicata al lavoro nel settore petrolifero.
Jaa ne!

mercoledì 25 marzo 2009

Dove sono stato?

Eh sì, molti hanno pensato che sono sparito; e in effetti il blog lo diserto da molto tempo, come ho disertato la città dell'Aquila per quasi due mesi. A febbraio infatti sono stato a studiare a pescara per gli esami, ed ho anche iniziato il passaggio della traditio, con tutti i suoi incontri; poi sono andato dopo gli esami in turchia per una settimana, e al ritorno ho ripreso a studiare sempre a pescara per via degli incontri. Sapete che a casa al mare non ho internet, vero? Ora il passaggio è finito: hanno fuso la comunità di mia sorella con la mia - ora siamo la terza - e non ci hanno fato fare niente: niente andare in giro per case. Invece di andare avanti, andiamo indietro alla grande... ed è sicuramente meglio per tutti noi prenderci questa "pausa" di riflessione, me in primis.
Anzi direi di più: sto cercando di capire cosa volgio fare da grande. Università, lavoro, master, vocazione, melissa... Sto cercando la combinazione, quella migliore, che non per forza contenga tutto: sento che posso selezionare, fare una scelta, posso fare come giosia che riforma israele, o come il padre che fa un macello: di tutte le parole che ho sentito ai pellegrinaggi, e non ne ho fatti pochi, questa è l'unica che mi è rimasta; e il fatto che paolo me l'ha spezzata, per me è importantissimo... cmq vadano le cose, dice che sarò re; di cosa poi sta a me deciderlo. Sara, tu sai cosa devi fare per me in questi casi, vero? E cmq se passi a l'aquila vieniti a prendere un estathè a casa mia :)

martedì 13 gennaio 2009

Una strada per Mario Magnotta

Da bravo quasi-aquilano anche io ho sottoscritto la petizione per intitolare una via a Mario Magnotta, di cui sentii le famose telefonate quando avevo circa 12 anni, cioè nel lontano 1997, non so se su mp3 o grazie ad una cassetta doppiata, non ricordo; cmq sebbene non sono affatto d'accordo sul fare scherzi così pesanti, che hanno provocato nel povero bidello le sue famose esternazioni, direi che Mario è un inno all'umanità imperfetta e semplice, quella di cui non tutti facciamo parte; imperfetti tutti, sì, ma semplici...

RIP 1942-2009

NB l'ansa dice che ci sono 200 firme, ma al momento ne sono ben 18290!!!

lunedì 12 gennaio 2009

Come salvare un giapponese

Se è vero che a capodanno in Italia, o meglio a napoli si muore per fuochi d'artificio e pallottole vaganti, in Giappone gli anziani muoiono per soffocamento da mochi , un cibo che se non masticato bene può risultare fatale... e allora ecco come fare!!!


Ah è tipico anche mangiare gli toshikoshi soba, degli spaghetti da mangiare freddi o in brodo, un po' come le nostre lenticchie e cotechino. Molto meno mortale!
Mi è sembrato di capire qualcosa di quello che dicono i due tizi, dopo che la cavia è stata salvata : "Nin sshtì bone?" "Sto 'na favola!" "Ma chi sttì ddì?" "Shting' come na frezza! 'Ngulo! Che ficata!" "Freeeghete che ficata!" "Grazie mille!"
NB il dialogo è stato tradotto non in italiano, ma in pescarese...

venerdì 9 gennaio 2009

Il Cammino fa 40 anni, e a Roma se festeggia! Aò!

Sperando di non incorrere in violazioni di copiright o simila, riporto un paio di articoli sul cammino usciti da poco. Enjoy


Sabato 10 gennaio, gli iniziatori del Cammino Neocatecumenale – Kiko Argüello, Carmen Hernández e padre Mario Pezzi – presenteranno a Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro i frutti che il Cammino ha dato in 40 anni di presenza nella Diocesi di Roma.
Nel corso di un'udienza alla vigilia della Festa del Battesimo di Gesù, verrà presentata al Pontefice la prima Comunità Neocatecumenale della città, dei Santi Martiri Canadesi, formata da 49 persone, con circa 100 figli.
Francisco (Kiko) Argüello e Carmen Hernández, insieme ad un sacerdote di Siviglia, giunsero a Roma invitati da don Dino Torreggiani, di cui è in corso la causa di beatificazione e che si occupava soprattutto della pastorale degli emarginati, degli zingari e dei migranti.
Don Dino, ricorda un comunicato ricevuto da ZENIT, “aveva visto nell'esperienza di Kiko e Carmen a Madrid una risposta al bisogno di evangelizzare i lontani. Dopo avere parlato con alcuni parroci ed essere stati rifiutati, Kiko andò a vivere, come in Spagna, in una baracca in mezzo ai più poveri del Borghetto Latino”.
L'incontro con un gruppo di giovani che animavano una Messa nella parrocchia dei Martiri Canadesi portò ad iniziare le catechesi in quella parrocchia, dove il 2 novembre 1968 nacque la prima Comunità Neocatecumenale d'Italia.
“Così, mentre in Italia e nel mondo le manifestazioni e le occupazioni del movimento studentesco si succedevano senza tregua e il marxismo sembrava ormai una verità assoluta dimostrata dalla storia, un piccolo seme che annunciava non la violenza rivoluzionaria ma l'amore al nemico, veniva piantato in silenzio e, provvidenzialmente, proprio a Roma”, aggiunge il testo.
Da Roma – la Diocesi in cui il Cammino Neocatecumenale è più diffuso nel mondo –, il Cammino si è esteso in tutta Italia, dove vi sono attualmente 5000 comunità, per un totale di circa 200.000 persone, senza contare i figli, in genere molto numerosi.
Da Roma sono partite anche molte delle équipes itineranti che in pochi anni hanno portato il Cammino in 120 Paesi dei 5 continenti, formando ventimila Comunità in oltre 5.500 parrocchie grazie anche al sostegno dei Papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e ora Benedetto XVI.
Paolo VI definì il Cammino un esempio dei “frutti del Concilio”, mirante “all'autenticità, alla pienezza, alla coerenza, alla sincerità della vita cristiana”, un “merito grandissimo”. Dal canto suo, Giovanni Paolo II ne parlò come di un “itinerario di formazione cattolica valido per la societa` e i tempi odierni”.
Benedetto XVI ha conosciuto il Cammino quando era professore a Tubinga attraverso alcuni studenti e, favorevolmente impressionato, ha aiutato ad introdurre questa esperienza in Germania, guidando il processo che ha portato recentemente all'approvazione definitiva degli Statuti.
Già quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Cardinale Ratzinger fece esaminare a fondo i contenuti teologici delle Catechesi Kerygmatiche, come pure dei vari passaggi del Neocatecumenato, e nel 2003 ne comunicò l'approvazione definitiva al Pontificio Consiglio dei Laici.
Nel giugno 2008 gli Statuti hanno ricevuto l'approvazione definitiva e il Cammino è stato riconosciuto come “una modalità di attuazione diocesana dell'iniziazione cristiana e dell'educazione permanente nella fede” (Statuti del Cammino Neocatecumenale, art.1).
Il 10 gennaio, in particolare, verranno presentate al Papa 14 Comunità di Roma (ciascuna formata da 30-60 persone) che hanno terminato il percorso neocatecumenale e che, d'accordo con i propri parroci e con il Cardinale Vicario, sono pronte a partire come "communitates in missionem" nelle zone più difficili e secolarizzate delle periferie di Roma, in aiuto ai parroci. E' la prima volta nella storia della Chiesa che partono in missione non individui e neppure famiglie, ma intere comunità che hanno fatto assieme un lungo percorso di fede.
Verranno inoltre presentate 14 "Missio ad Gentes", richieste da diversi Vescovi per inaugurare la Nuova Evangelizzazione in zone secolarizzate di grandi città (Colonia, Budapest, Vienna, Stoccolma, New York) o in zone emarginate (tra gli aborigeni australiani, nelle Antille...).
Sette andranno in Europa, due in America, tre in Oceania e tre in India. Ogni "Missio" è composta da 1 presbitero, 4 famiglie con numerosi figli e 2 sorelle in sostegno alle famiglie, per un totale di 40-50 persone.
Allo stesso modo, saranno presentati le 212 nuove famiglie che con i loro figli (circa 1.000) verranno inviate in tutto il mondo su richiesta dei Vescovi (che si aggiungono alle altre 500 famiglie con 2500 figli già in missione da anni), i 700 itineranti che partendo da Roma e Madrid hanno aperto il Cammino Neocatecumenale in 120 Nazioni e i 18.000 fratelli delle 500 Comunità di Roma, presenti in 103 parrocchie, con i loro parroci e presbiteri.
Alla cerimonia si prevede una partecipazione di oltre 25.000 persone.
Ed ecco uno stralcio di intervista a Kiko sulla necessità e urgenza dell'evangelizzazione. Comprate il numero di Paulus da cui è tratta!
«Tutte queste cose ho considerato una perdita a motivo di Cristo» (Fil 3,7). Vengono alla mente queste parole di san Paolo ascoltando la martellante insistenza di Kiko Argüello sull’urgenza dell’annuncio cristiano. Una priorità davanti alla quale tutto passa in secondo piano. Naturale, allora, che il Cammino Neocatecumenale festeggiasse i suoi quarant’anni di storia e l’approvazione definitiva dei suoi Statuti con una nuova fase di evangelizzazione. Il 10 gennaio infatti, ai primi vespri della Festa del Battesimo del Signore, Benedetto XVI invierà in missione presso zone scristianizzate duecento famiglie e quindici missio ad gentes, cioè piccoli nuclei formati da tre famiglie e da un sacerdote, che si dedicheranno alla implantatio ecclesiae presso Colonia, Vienna, New York, l’India e la Papua Nuova Guinea. Infine, per la prima volta nella storia del Cammino, partiranno anche quattordici comunità che hanno completato il Cammino – in genere ognuna è formata di 30-40 persone – e che andranno ad aiutare altre parrocchie limitrofe con gravi difficoltà pastorali. Ma che cos’è il Cammino Neocatecumenale? Lo stesso Kiko Argüello – che con Carmen Hernández si definisce suo “iniziatore”, ma non suo fondatore – confessa di non saperlo. «È un’opera dello Spirito Santo – ci dice. – Non è nato per nostra volontà né abbiamo progettato qualcosa a tavolino... abbiamo sempre lasciato che fosse lo Spirito Santo a guidarci. Le tappe dell’iniziazione alla fede, i seminari Redemptoris Mater, le missio ad gentes... tutto questo non lo immaginavamo neppure quando abbiamo cominciato». Gli Statuti definiscono il Cammino come «itinerario di formazione cattolica [...] dotato di personalità giuridica pubblica» che «consta di un insieme di beni spirituali» (1§1-3). Non un movimento o un’associazione, dunque, quanto un preciso metodo di catechesi e un ben strutturato strumento di riscoperta del battesimo che la Chiesa mette a disposizione dei suoi vescovi. Kiko, consultore del Pontificio Consiglio per i Laici, invitato allo scorso Sinodo sulla Parola, è già impegnato nell’organizzazione di nuovi progetti, tra cui un “Family Day” a Vienna. Inutile dire che l’Apostolo delle genti è un costante riferimento non solo nelle catechesi di Kiko, ma anche nelle sue icone e soprattutto nei canti da lui composti per la liturgia. «San Paolo – continua Kiko – è un gigante della fede, un modello di apostolo per tutti noi».
Paolo scrive: «Ritenni di non sapere altro se non Gesù Cristo, e questi crocifisso» (1Cor 2,2). La croce è al centro della predicazione del Cammino: che ruolo ha avuto nella sua nascita?
«Fondamentale. Il Cammino Neocatecumenale è nato tra le baracche di Palomeras Altas, uno dei quartieri più poveri di Madrid. Io allora ero vicino a Sartre e venivo da un’esperienza di crisi esistenziale molto forte. Mi colpì il romanzo La peste di Camus e conobbi il Signore attraverso il mistero della sofferenza degli innocenti. Pensai allora che, se Dio fosse tornato sulla terra, sarei voluto stare ai piedi del Cristo crocifisso nei più miserabili. Perché negli strati sociali più oppressi, nella gente schiacciata dal dolore, negli alcolizzati, in chi è schiavo della droga, si manifesta in qualche modo una presenza misteriosa di Cristo crocifisso. Il mistero del dolore era già stato compreso anche dagli ebrei, che raccomandavano al medico: “Quando ti recherai da un sofferente, resterai in piedi davanti a lui, perché lì c’è la shekinà divina”, cioè la presenza di Dio. Il dolore ci obbliga a una scelta. Perché davanti alla sofferenza, soprattutto degli innocenti, non si scappa: o lasci la fede e diventi un rivoluzionario, oppure riconosci il mistero che Dio ha mostrato in Cristo crocifisso. Pensiamo a cosa dice Nietzsche in Così parlò Zarathustra, una frase che ha tolto la fede a tanti giovani: “Se Dio può fare qualcosa per il mondo e non lo fa, è un mostro. E se invece non può fare niente, allora non esiste”. Ma quello che Nietzsche non sapeva è che Cristo, fattosi peccato, rifiutato e crocifisso, è Dio stesso. È stato anche detto che dopo Auschwitz non si può più credere in Dio. Ricordo però di aver letto la testimonianza di un capo della Gestapo, ateo, che a un certo momento si rese conto delle mostruosità che si consumavano nei campi di concentramento. Un giorno vide passare una fila di donne e di bambini nudi che venivano condotti alle “docce”, cioè alle camere a gas, e avvertì dentro di sé un dolore acutissimo. Si chiese che cosa poteva fare per aiutarli e per calmare quel suo dolore. E sentì dentro di sé che quello che doveva fare era spogliarsi, mettersi in fila anche lui e andare a morire con loro nella camera a gas. Venti anni dopo, scriveva, ancora non capiva da dove gli fosse venuta quella risposta... ma noi cristiani lo sappiamo: è l’amore che è apparso sulla terra nella croce di Cristo. Spogliarsi di tutto e andare a morire con gli ultimi è un atto che fa più di tutte le opere sociali del mondo. Perché è quello che ha fatto Cristo. È la testimonianza che, anche dopo Auschwitz, l’amore c’è. Se esiste l’amore nel mondo, si può morire nelle camere a gas, perché la vita e la morte hanno un senso, perché Cristo è risorto».
Che cosa hai fatto, allora?
«Ho lasciato il mio studio artistico a Plaza de España – avevo già fatto alcune esposizioni di arte sacra in Francia e in Olanda – per andare a mettermi ai piedi dei più poveri, secondo lo stile di Charles de Foucauld: non per fare opere, ma per stare in adorazione silenziosa della sofferenza umana, nel nascondimento completo, come Cristo nei trenta anni a Nazareth. Un’assistente sociale m’indicò alcune sacche di poveri a Palomeras Altas, dove c’erano case di miserabili e di kinkis, così venivano chiamati i nomadi in Spagna. Una famiglia di zingari se n’era andata e mi misi nella loro baracca, con una Bibbia e un materasso per terra. Laggiù ho conosciuto anche Carmen, che era in contatto con tutto il rinnovamento conciliare e liturgico: dal Concilio è venuta la spinta a ristabilire il catecumenato come una via di iniziazione cristiana, che potesse rinnovare la ricchezza e la bellezza del battesimo. E un poco alla volta si è andato formando quel “tripode” che sarebbe diventato il fondamento del Cammino: la Parola di Dio, la Liturgia e la Comunità cristiana. Poi, quando siamo venuti in Italia, si è unito a noi padre Mario».
San Paolo vi ha accompagnato fin dall’inizio. All’interno della baracca di Palomeras Altas avevi dipinto sulla parete questi versetti dell’Apostolo: «Fino al presente siamo diventati come la spazzatura del mondo» (cfr. 1Cor 4,11-13).
«Di problemi poi ce ne sono stati tanti...! A partire dai conflitti con la polizia di Franco, che voleva abbattere tutte quelle baracche, perché la legge vietava il nomadismo e la costruzione d’insediamenti provvisori. Noi li volevamo difendere, ma cosa potevamo fare contro i mitra e i camion? Chiamammo tutti i nostri amici preti e perfino l’arcivescovo di Madrid, mons. Casimiro Morcillo. Il suo segretario non voleva farci parlare con lui, ma l’arcivescovo – sentendogli alzare la voce – si fece passare la telefonata e venne immediatamente da noi. È stato un miracolo di Dio, ci ha salvati. Poi mons. Morcillo volle visitare la nostra baracca e si commosse vedendo che dormivamo per terra. Da allora ci ha sempre aiutato e difeso... anche se non eravamo nessuno. Fu lui a mandarci a Roma con una lettera per il cardinale Dell’Acqua, che era il Vicario di Sua Santità. E non posso dimenticare nemmeno don Dino Torreggiani, il fondatore dei Servi della Chiesa per cui è stato aperto il processo di beatificazione, che ha insistito perché venissimo a Roma e che lì ci presentò a tante parrocchie: io parlavo in spagnolo per proporre un cammino d’iniziazione cristiana, e lui mi traduceva in italiano. Tanti ci hanno detto di no. Allora, era il 1968, ci siamo stabiliti al Borghetto Latino con i poveri nelle baracche, aspettando cosa volesse da noi il Signore. Mentre stavamo lì alcuni giovani c’invitarono a un incontro con i gruppi di contestazione sociale a Nemi e io – con la barba lunga e il giaccone verde – davanti a quei 400 giovani, quasi tutti di sinistra, raccontai loro la mia vita. Allora mi si avvicinò un gruppo della parrocchia dei Martiri Canadesi: facevano la Messa beat con le chitarre elettriche e ci chiesero cosa ne pensavamo. Abbiamo detto che la Chiesa non si riformava con le chitarre elettriche, ma con il mistero pasquale. Lì, alla parrocchia dei Martiri Canadesi, sono nate le prime catechesi in Roma... poi c’è stata Firenze, poi Lisbona... Intanto la Santa Sede ci aveva convocato per verificare cosa facevamo nelle parrocchie, com’è giusto che sia. Nel 1973 mons. Annibale Bugnini, allora segretario della Commissione liturgica e impegnato nella preparazione dell’OICA (Ordo Initiationis Christianae Adultorum), ci incontrò e fu colpito molto favorevolmente da quello che facevamo, perché vi trovò proprio lo spirito del Concilio Vaticano II. E ricordo bene anche la nostra seconda udienza con Paolo VI, nel 1977, che mi mise una mano sulla spalla e mi disse: “Kiko, sii umile e fedele alla Chiesa, e la Chiesa ti sarà fedele”. Oggi che gli Statuti del Cammino sono stati approvati, nonostante le difficoltà, vedo che quella parola si è realizzata».
San Paolo mette l’annuncio del vangelo prima di qualsiasi altra esigenza. Scrive ai Romani: «Come potranno credere, senza averne sentito parlare? e sentirne parlare senza uno che lo annunzi?».
«Non c’è cosa più grande che annunziare il Vangelo, la Parola della salvezza, il kérygma! San Paolo dice che Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza della predicazione (1Cor 1,21), ma se andiamo a vedere il testo greco della sua Lettera non troviamo il termine “predicazione”, ma la parola kérygma. Che cos’è il kérygma? È l’annuncio di una notizia buona e sorprendente, un annuncio che si realizza tutte le volte che viene proclamato».
Annunciare questa buona notizia, allora, non può che essere «un dovere» (1Cor 9,16).
«Sì, perché ogni cristiano è chiamato a salvare il mondo attraverso l’annuncio. Il cristianesimo non è un egoismo né qualcosa che viene dato da godere nella nostra piccola pace interiore... il cristianesimo è uno zelo! Guai a me se non annunzio il Vangelo! Tutti devono annunziare che Dio ci ama, al punto che ha mandato il suo Figlio per noi, per me e per te. Dice san Paolo nella Seconda lettera ai Corinzi: Caritas Christi urget nos (2Cor 5,14). Cioè: l’amore di Cristo ci spinge, è un’urgenza, ci mette fretta, è un fuoco che portiamo dentro!».

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