una mano lava l'altra

martedì 9 dicembre 2008

... hai capito, che sei destinata a ripartire...

Alice s'è persa a Tokyo. I Clash si sono persi in un supermarket nei primi anni ottanta.
Io mi sono perso nella mia città una volta.

 Per essere precisi, non è mia città d'origine, quella in cui ho speso ben 20 anni della mia vita: è la mia città universitaria, che occupo da ottobre 2004, abitando sempre nello stesso appartamento, con gli stessi coinquilini, se si esclude Matteo che si è trasferito a Parma, ed è stato sostituito da Valerio, che ascolta gli Air e la musica elettronica. La prima volta che ho visitato questa città è stato per cercare casa insieme ai miei gentori e a quelli di Manu e Matteo. L'impatto è stato devastante: vie strette, piene di curve, salite e discese, nessun punto di riferimento evidente, molte zone pedonali e a senso unico, sampietrini, e una zona appena fuori dal centro storico architettonicamente orribile. Io vengo da Pescara, una città che si sviluppa prevalentemente sulla costa, dove le vie sono o parellele o perpendicolari alla nazionale adriatica; la situazione si complica un po' solo salendo sui colli.
Da universitario vivo in pieno centro. La mia via è intitolata al primo stampatore d'Abruzzo, l'italianissimo(!) Adamo da Rothwill; pur essendo in pieno centro, è una delle vie più silenziose e tranquille, forse a causa della stazione della guardia di finanza a pochi metri, e forse perchè è a traffico limitato, e non ci sono negozi, e dal lato di via Verdi per arrivarci devi farti quattro simpatiche rampe di scale... prendendo appunto le famose "scalette", dove i giovani si imboscano per pomiciare, fumare, litigare con la ragazza, e il giovedì e sabato notte espletare le loro minzioni da ubriachi, si arriva a via Verdi, e di là sei già sul corso, vicino ai quattro cantoni-dove si incrociano via Roma e il Corso- , e i portici, costruzioni con colonne che ti accompagnano fino a Piazza Duomo, dove c'è il mercato: in tutto cinque minuti di passo moderato, forse neanche un kilometro. Dalla piazza poi puoi fare tre cose: scendere verso Porta Napoli, continuando a costeggiare negozi per sfociare nella zona residenziale della villa comunale, scendere verso piazza San Biagio e i suoi tanti locali notturni. Basta? No.
Esise una zona praticamente ignorata da tutti. Vi capita mai di passare vicino ad un posto, e non fermarvici mai, e chiedersi cosa mai ci sarà lì? E' tipica di chi fa mille volte lo stesso percorso, questa sensazione. A me capita ogni volta che passo sulla strada che porta da Pescara a l'Aquila di fronte a San Pio delle Camere: c'è un castello, o una torre fortificata, o forse è un'abbazia... ecco, non so neanche cosa sia: prima o poi dovrò andarci. La zona aquilana ignorata è compresa tra la basilica di san bernardino, le sue scalette, via fortebraccio, il maracatù e costa masciarelli. Non c'è praticamente niente lì, se non case alquanto antiche, l'una a ridosso dell'altra, fatte di mura spessissime e alti recinti.
Perchè dovrei mai passarci?

  Ed una sera di due anni fa, d'estate, dopo una piacevole serata con gli amici, rientrando a casa verso le 02am mi sono detto: non voglio dormire. Era come quella canzone della Bandabardò, "ho la testa":
amico non ti addormentare
il sonno odialo perchè
ti ruba il tempo per sognare,
dai vieni, è pronto un caffè...
amico non mi abbandonare
il sonno ti perdonerà
c'è sherazade a raccontare,
e a tenere sveglia la città...
e ho la testa che mi dice
di andare a colorare
i muri delle case da non abbandonare,
e ho la testa che mi dice
sì tu di notte và a suonare
per fare compagnia a chi si vuole amare...
L'aria piacevolmente fresca, la luna quasi piena, e nessuno per strada. Ottimo, inizia a camminare, poi si vedrà dove andare. Ed eccomi infilarmi in uno strettissimo e ripido calle, fermandomi a leggere i nomi dei fortunati proprietari di quelle case, sporgendomi oltre i cancelli, che spesso si schiudono a piccole vie private, ostriche iniziatiche che donano perle di piccole porte di legno, scale e ringhiere di ferro battuto e minuscoli orti e vasi di fiori, canne fumarie di camini, ingressi in vetro diretti sul viottolo, ed archi in pietra con iniziali scolpite, jhs... La cosa stupefacente è passare dietro ad un alto muro, intravedere la cima di un albero maestoso rinchiuso in uno spazio minuscolo: tanti piccoli giardini segreti.
E con la bocca aperta, tra curve, discese ardite e risalite, mi sono perso.

  ...e quindi uscimmo a riveder le stelle, mi è venuto in mente sbucando da una via su un muretto che permette di vedere un bel po' di l'aquila, illuminata da lampioni sfocati... dove mi trovo? ma sto veramente a l'aquila? perchè tutto questo mi è sempre stato nascosto? ho seriamente pensato che esistesse una città nascosta, cose che capitano solo nel signore degli anelli, o in harry potter, o nel medio evo; poi capire che da lì ero passato più e più volte, ma avevo sempre visto tutto da un punto di visto diverso, quello misero di cercare un parcheggio...

 Uno dei miei sogni è passare un anno in giro per l'italia e il mondo, vivendo di fortuna o lavorando in bar, o svolgendo la professione di ingegnere, imparando inglese, tedesco e giapponese, e conoscendo; un po' come il vecchio Kintaro Oe, al grido di "imparo!imparo!imparo!"...


                                           e perdermi ancora

1 commento:

costant-lollo ha detto...

bello rileggerlo dopo il terremoto...

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